La rivista Gente (numero di giovedì 18 settembre 2025) ha dedicato un approfondimento al diritto al rimborso quando le liste d’attesa superano i tempi indicati dal medico di base, citando il lavoro dell’Avv. Rita Lasagna e di AvvocatoSalute.it.
Per garantire un’informazione chiara e accessibile a tutti, riportiamo di seguito il testo integrale dell’articolo, così che i cittadini possano conoscere diritti, passaggi operativi e documenti utili per far valere le proprie ragioni.
GENTE Salute — Cosa fare di fronte alla malasanità
Se gli esami medici slittano si può ottenere il rimborso
Le attese per colonscopie, visite ginecologiche e altre prestazioni troppo spesso non rispettano i tempi dettati dai medici di base. In questi casi, se si sceglie di andare dal privato, la spesa può essere coperta. Qui vi spieghiamo come.
di Mariella Palermo
Sono 904 i giorni di attesa per una colonscopia presso l’Azienda sanitaria 8 di Cagliari; 748 quelli per una visita ginecologica all’ospedale di Tolmezzo, in Friuli-Venezia Giulia; 661 per un elettrocardiogramma da sforzo nell’Azienda sanitaria di Lecce. Sono tutti accertamenti clinici di classe P (Programmabile) che dovrebbero essere eseguiti entro un massimo di 120 giorni. E allora, che si fa? Si rinuncia a curarsi, come hanno fatto nel 2024 5,8 milioni di italiani, o ci si rivolge al privato e si sborsano di tasca propria 40,6 miliardi di euro, cioè il 26% della spesa sanitaria del nostro Paese (dati Gimbe 2024).
Una richiesta alle ASL
Eppure, c’è un decreto legislativo, il n. 124 del 1998, che afferma il diritto del cittadino di ottenere il rimborso dalla propria Asl nel caso in cui questa non sia in grado di rispettare i tempi prescritti. Come fare?
«Se il Cup, Centro unico per le prenotazioni, fissa la prestazione sanitaria oltre i tempi stabiliti dal nostro medico curante, si può inviare una Pec o una raccomandata alla direzione sanitaria della propria Asl, con la quale si diffida l’ente a effettuarla nei tempi richiesti dal medico e che, diversamente, verrà effettuata presso strutture private, con successiva richiesta di rimborso al netto del ticket, come prevede la legge del ’98», ci dice l’avvocato Rita Lasagna, fondatrice di avvocatosalute.it.
«Un esempio di modello da compilare e inviare via Pec o raccomandata all’Asl si può scaricare gratuitamente dal nostro sito; importante allegare: la ricetta elettronica del medico di base; il documento che riporta la data disponibile oltre i termini (che viene fornito alla prenotazione al Cup in Rete o in farmacia, o la data comunicata a voce dall’addetto al telefono) e il documento di riconoscimento: nel 95% dei casi, il cittadino ottiene la prestazione sanitaria nei tempi previsti».E se invece l’Asl non risponde? «Si può eseguire la prestazione medica presso strutture private e iniziare un’azione legale per ottenere il rimborso, soprattutto quando si tratta di spese mediche molto costose. Noi di avvocatosalute.it uniamo più richieste per un’azione legale comune più incisiva».
Questo articolo conferma un punto essenziale: la legge c’è (d.lgs. 124/1998) e si può far valere quando il CUP propone date oltre i tempi prescritti. Il percorso pratico è semplice:
- ottenere la ricetta elettronica del medico con priorità/ classe;
- farsi rilasciare o annotare la prima data utile proposta dal CUP/farmacia;
- inviare all’ASL una diffida via PEC o raccomandata (con i nostri modelli gratuiti) chiedendo l’erogazione entro i termini;
- se l’ASL non risponde, effettuare la prestazione in struttura privata e chiedere il rimborso al netto del ticket; in caso di diniego o silenzio, valutare una tutela legale (anche con azioni coordinate per rendere la procedura più efficace e sostenibile).
Il nostro impegno è aiutare le persone a far valere i propri diritti senza sprechi di tempo e denaro: modelli aggiornati e una guida passo-passo per avviare in autonomia la Procedura PEC ASL 2025.